specialmente caffeinomane,


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Pentimento
Maledetto fu il giorno in cui fui indotto in tentazione!
L’inizio è spesso difficile da individuare, si parte da un futile inganno e poi lentamente si percorre la strada che porta alla dannazione eterna: un passo dopo l’altro, costantemente, inesorabilmente verso la fine del percorso.
Quando ti accorgi dell’errore compiuto, è tardi per tornare indietro, il peso delle tue azioni diventa un fardello difficile da sopportare e t’inoltri sempre più lungo l’oscura via.
Le tenebre ti avvolgono, ti cullano, ti lusingano, ti minacciano.
Non ti lasciano mai solo.
E continui a proseguire.
Anche solo pensare di fermarsi diventa un’opera titanica, figurarsi tornare indietro.
La strada è tracciata, si può solo percorrerla.
Se non incontri la luce.
Qualcosa che ti spinga a fermarti, a osar pensare di volgerti indietro.
Uno sforzo inumano per conservare la propria umanità.
Una luce che ti attragga con il proprio calore.
Il primo passo è il più difficile: ogni successivo passo è pura agonia.
Ma hai un obiettivo, un fine: raggiungere quella luce.
All’inizio non è che una debole fiammella, ma nel buio assoluto splende più di un sole.
Come una falena, ne sei attratto.
Man mano che aumenta d’intensità, le forze ritornano, la volontà si rafforza.
La strada verso la salvezza è ancora possibile.
La tua anima non è perduta.
Anche se quasi sicuramente lo è la tua vita.
- Eretico!
La parola mi riporta alla realtà sferzandomi come una frusta, rimbombando nella testa come un eco. In piedi, di fronte a me, la figura torreggiante di un inquisitore mi squadra con sospetto e disgusto. I suoi occhi non vedono nient’altro che un’aberrazione della natura, ma non ha tutti i torti.
- Mi è stato riferito che tu voglia redimerti - prosegue dubbiosa la torva figura avvicinandosi lentamente impugnando il libro della legge.
- Sì, inquisitore.
- Ammetti dunque la veridicità delle accuse che ti sono state rivolte?
- Sì, inquisitore.
Ogni parola che pronuncio non fa altro che infliggermi nuove sofferenze.
Poche parole ma pesanti come macigni.
- E quindi, chiedi di essere aiutato? Ho capito bene?
- Sì, inquisitore.
- Nonostante il marchio che porti? - La voce glaciale mi attraversa come una lama.
Una morsa mi attanaglia lo stomaco.
La prova indelebile delle mie colpe, del mio fallimento.
L’emblema dell’eterno bugiardo.
Il marchio di Semai.
- Sì, inquisitore - sento la mia voce flebile rispondere. La sua immagine mi passa davanti agli occhi. Sorride.
- Sai che è troppo tardi per la tua salvezza terrena.
- Sì, inquisitore - oramai la mia stessa voce non sembra più appartenermi.
- Tuttavia la misericordia del Cardinale abbraccia anche chi ha peccato, a condizione che il pentimento sia sincero e profondo. Finché l’anima può essere salvata nessun sacrificio è mai troppo grande. Immagino concorderai.
- Sì, inquisitore, - la mia voce riprende leggermente forza - nessun sacrificio è troppo grande per ritrovare la Sua luce.
- E così sia!
Annuisco debolmente con la testa, per quello che i lacci mi permettono.
Chiudo gli occhi.
Espiro.
Una lacrima mi riga silenziosa il viso.