EROI DI GUERRA - Freddie "Sick-Eye" Ramirez
Inviato: 06/01/2004, 0:37
Terzo appuntamento con gli Eroi di Guerra, i nuovi personaggi per Warzone e Doomtrooper scaturiti dalla mia penna. Oggi arriva la triste storia di un adepto dell'oscurità! A lunedì prossimo per le sue statistiche e la sua carta!
FREDDIE "SICK-EYE" RAMIREZ
Uno studente taciturno e tranquillo. Certo, forse un po’ eccentrico con quei capelli bizzarri, i vestiti neri e sempre così pallido, ma aveva gravi problemi di salute. Così lo definivano i suoi insegnanti.
O, almeno, questo dissero ai giornali qui pochi che sono sopravvissuti.
Freddie Ramirez era figlio di un rivenditore di macchine usate e di una modista e crebbe nell’ambiante piccolo borghese e suburbano Capitol tutto bandiera, profitto, torta di mele e villetta a schiera nei sobborghi di Hope, e ne fu sempre disgustato.
Freddie era strabico, diabetico, anemico ed il Cardinale solo sa quanti altri brutti scherzi la genetica gli aveva tirato. Così combinato come poteva integrarsi fra i ragazzotti abbronzati e robusti che giocavano a football e portavano in giro le ragazze nelle loro decappottabili. Li odiava, tutti, e loro ricambiavano con una sdegnosa indifferenza verso “quel depressone sfigato”.
Freddie non aveva amici, passava le giornate chiuso in camera sua con le tapparelle abbassate. Aveva sviluppato un rapporto morboso con il suo fragile corpo malato e passava il tempo a provocarsi tagli ed ustioni ed osservarli mentre si rimarginavano, torturandoli per rallentare il processo.
Oltre a quella di martoriarsi, la sua unica passione erano le armi e gli strumenti di sofferenza in generale. La notte usciva con la pistola del padre e andava fino alla discarica, a sparare ai gatti randagi. Non mancava un colpo, neppure lui riusciva a spiegarsi come un gracile ragazzino strabico sparasse dei colpi così eccezionali. Un tizio a scuola gli passava le munizioni, i suoi non si sono mai accorti di nulla.
Un giorno, però, quell’oca di sua madre si rese conto che il suo adorato bambino non era esattamente come i figli delle sue colleghe di lavoro o compagne di coiffeur. Giudicò malsano il suo modo di trascorrere le giornate, s’impose perciò il categorico imperativo di salvare il suo figlioletto dalla strada della perdizione
Iniziò così una terribile serie di cene del venerdì sera in cui a casa Ramirez si successero tutte le amiche della madre con tanto di mariti e figli al seguito. La signora Ramirez era convinta che questa fosse la spinta giusta per far socializzare suo figlio con dei coetanei, i figli delle sue amiche erano deliziosi. Bambolotti patinati fatti in serie li definiva Freddie, non senza le sue buone ragioni.
Un venerdì sera, però, la partner di bridge di sua madre portò in casa sua la più bella ragazza che Freddie avesse mai visto. Era rossa, efebica, pallida come solo una malata di tisi a un giorno dalla morte può essere. Si chiamava Gilda.
Freddie e Gilda iniziarono a frequentarsi. Dopo una settimana Gilda lo presentò ai suoi amici, con cui legò istantaneamente. La madre, che lo vedeva uscire e rientrare a casa sorridente, persino per andare a scuola, cosiderò salvata l’anima del pargoletto e festeggiò con un doppio giro di shopping. La infastidiva che anche a casa volesse farsi chiamare col nomignolo che i suoi nuovi amici gli avevano dato, Sick-Eye, ma pur di vederlo felice faceva questo ed altro.
La povera oca non poteva immaginare che quegli amici di cui il figlio era tanto entusiasta fossero cultisti di Demnogonis e che le ore fuori di casa Freddie le passasse fra rituali, invocazioni e contemplazioni di piaghe purulente. Aveva spinto il suo bambino nelle fauci dell’Oscura Legione, e ne era entusiasta.
Dopo due mesi di assidue riunioni, il tempio chiese a Sick-Eye di compiere un atto di fedeltà a Demnogonis. Sarebbe stato sufficiente contrarre una malattia venerea e spargerla un po’ in giro, oppure iniettare un virus influenzale in qualche bottiglietta d’acqua. Quello però non era il suo stile, Sick-Eye avrebbe reso al suo oscuro signore un omaggio realmente principesco.
Il massacro del liceo statale di Hope fu il caso giornalistico Capitol per ben due settimane. Come avesse potuto un gracile ragazzino strabico da solo sterminare più di centoventi fra alunni e docenti e sparire nel nulla, rimane un mistero. Simboli di Demnogonis tracciati col sangue e la bile addobbavano a festa la palestra, come in un macabro ballo di fine vita.
Oggi Sick-Eye Ramirez è un favorito di Demnogonis, un sacco di carne purulenta così pieno dei magnanimi doni del suo padrone da poter a malapena stare in piedi, ma pronto ad intervenire ovunque la sua mira sia necessaria al Signore della Pestilenza.
La sua sovrumana determinazione gli consente di strisciare per giorni e giorni, nella giungla come nel deserto, fino a raggiungere vantaggiose postazioni di fuoco dove attendere il passaggio delle truppe nemiche.
Mentre immobile attende passa inosservato persino agli occhi degli esploratori più esperti, indistinguibile da un cadavere vecchio di qualche giorno.
Nessun avvoltoio, però, osa cibarsi della sua marcia carne.
FREDDIE "SICK-EYE" RAMIREZ
Uno studente taciturno e tranquillo. Certo, forse un po’ eccentrico con quei capelli bizzarri, i vestiti neri e sempre così pallido, ma aveva gravi problemi di salute. Così lo definivano i suoi insegnanti.
O, almeno, questo dissero ai giornali qui pochi che sono sopravvissuti.
Freddie Ramirez era figlio di un rivenditore di macchine usate e di una modista e crebbe nell’ambiante piccolo borghese e suburbano Capitol tutto bandiera, profitto, torta di mele e villetta a schiera nei sobborghi di Hope, e ne fu sempre disgustato.
Freddie era strabico, diabetico, anemico ed il Cardinale solo sa quanti altri brutti scherzi la genetica gli aveva tirato. Così combinato come poteva integrarsi fra i ragazzotti abbronzati e robusti che giocavano a football e portavano in giro le ragazze nelle loro decappottabili. Li odiava, tutti, e loro ricambiavano con una sdegnosa indifferenza verso “quel depressone sfigato”.
Freddie non aveva amici, passava le giornate chiuso in camera sua con le tapparelle abbassate. Aveva sviluppato un rapporto morboso con il suo fragile corpo malato e passava il tempo a provocarsi tagli ed ustioni ed osservarli mentre si rimarginavano, torturandoli per rallentare il processo.
Oltre a quella di martoriarsi, la sua unica passione erano le armi e gli strumenti di sofferenza in generale. La notte usciva con la pistola del padre e andava fino alla discarica, a sparare ai gatti randagi. Non mancava un colpo, neppure lui riusciva a spiegarsi come un gracile ragazzino strabico sparasse dei colpi così eccezionali. Un tizio a scuola gli passava le munizioni, i suoi non si sono mai accorti di nulla.
Un giorno, però, quell’oca di sua madre si rese conto che il suo adorato bambino non era esattamente come i figli delle sue colleghe di lavoro o compagne di coiffeur. Giudicò malsano il suo modo di trascorrere le giornate, s’impose perciò il categorico imperativo di salvare il suo figlioletto dalla strada della perdizione
Iniziò così una terribile serie di cene del venerdì sera in cui a casa Ramirez si successero tutte le amiche della madre con tanto di mariti e figli al seguito. La signora Ramirez era convinta che questa fosse la spinta giusta per far socializzare suo figlio con dei coetanei, i figli delle sue amiche erano deliziosi. Bambolotti patinati fatti in serie li definiva Freddie, non senza le sue buone ragioni.
Un venerdì sera, però, la partner di bridge di sua madre portò in casa sua la più bella ragazza che Freddie avesse mai visto. Era rossa, efebica, pallida come solo una malata di tisi a un giorno dalla morte può essere. Si chiamava Gilda.
Freddie e Gilda iniziarono a frequentarsi. Dopo una settimana Gilda lo presentò ai suoi amici, con cui legò istantaneamente. La madre, che lo vedeva uscire e rientrare a casa sorridente, persino per andare a scuola, cosiderò salvata l’anima del pargoletto e festeggiò con un doppio giro di shopping. La infastidiva che anche a casa volesse farsi chiamare col nomignolo che i suoi nuovi amici gli avevano dato, Sick-Eye, ma pur di vederlo felice faceva questo ed altro.
La povera oca non poteva immaginare che quegli amici di cui il figlio era tanto entusiasta fossero cultisti di Demnogonis e che le ore fuori di casa Freddie le passasse fra rituali, invocazioni e contemplazioni di piaghe purulente. Aveva spinto il suo bambino nelle fauci dell’Oscura Legione, e ne era entusiasta.
Dopo due mesi di assidue riunioni, il tempio chiese a Sick-Eye di compiere un atto di fedeltà a Demnogonis. Sarebbe stato sufficiente contrarre una malattia venerea e spargerla un po’ in giro, oppure iniettare un virus influenzale in qualche bottiglietta d’acqua. Quello però non era il suo stile, Sick-Eye avrebbe reso al suo oscuro signore un omaggio realmente principesco.
Il massacro del liceo statale di Hope fu il caso giornalistico Capitol per ben due settimane. Come avesse potuto un gracile ragazzino strabico da solo sterminare più di centoventi fra alunni e docenti e sparire nel nulla, rimane un mistero. Simboli di Demnogonis tracciati col sangue e la bile addobbavano a festa la palestra, come in un macabro ballo di fine vita.
Oggi Sick-Eye Ramirez è un favorito di Demnogonis, un sacco di carne purulenta così pieno dei magnanimi doni del suo padrone da poter a malapena stare in piedi, ma pronto ad intervenire ovunque la sua mira sia necessaria al Signore della Pestilenza.
La sua sovrumana determinazione gli consente di strisciare per giorni e giorni, nella giungla come nel deserto, fino a raggiungere vantaggiose postazioni di fuoco dove attendere il passaggio delle truppe nemiche.
Mentre immobile attende passa inosservato persino agli occhi degli esploratori più esperti, indistinguibile da un cadavere vecchio di qualche giorno.
Nessun avvoltoio, però, osa cibarsi della sua marcia carne.